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Dopo Ibn Arabi

Dopo la sua morte avvenuta attorno al 1240, le sue opere ed i suoi insegnamenti si diffusero rapidamente per tutto il mondo islamico. Ruolo fondamentale in questo processo fu rivestito da Sadr ad-Din Qunawi, il suo studioso più distinto ed a cui trasmise la sua collezione di libri. Sadr ad-Din scrisse sia in arabo che in persiano ed attrasse un gruppo di discepoli molto influente di Konya (Iconio), nella Turchia selgiuchide, dove visse al contempo Mawlana Jalal ad-Din Rumi, autore del noto Matnawi.

Le opere di Ibn Arabi si sono rivelate estremamente influenti soprattutto tra le elite e le turuq. Sebbene il suo nome fosse molte noto, solo poche persone poterono leggere i suoi libri direttamente, ma molto delle sue idee, in cambio, giunsero al resto della popolazione attraverso il sufismo e la poesia popolare.

Fino ad ora, gli studi sull’influenza ibnarabiana hanno avuto una portata limitata ad epoche determinate o regioni particolari, giacché ogni studio, per essere esaustivo, necessiterebbe di tener conto della storia intellettuale dell’Islam attraverso il mondo musulmano.

Non è facile stimare l’impatto di Ibn Arabi al di fuori del mondo musulmano. Miguel Asín Palacios, che iniziò a scrivere sul maestro andaluso attorno alla fine del XIX secolo, causò un grande clamore attorno gli anni ‘20 quando suggerì che Dante potesse essersi ispirato alle opere di Ibn Arabi e a altre fonti islamiche nel concepire la Divina Comedia. D’altra parte, gli orientalisti iniziarono a studiare le opere ibnarabiane relativamente tardi e la prima reazione fu frequentemente la frustrazione. La prima opera che fu tradotta in inglese, apparve nel 1911. Il riconoscimento della profondità e della ricchezza dei suoi scritti si estese ad un nuovo pubblico durante il secolo passato e concretamente dagli anni 70. Nel medesimo tempo, c’è stato una grande rinascita di interesse e volontà di pubblicare le sue opera nel mondo islamico stesso.